Diana Daneluz
Metti una manager delle Risorse Umane, Tatiana Coviello, col pallino di vivere – bene – con l’Intelligenza Artificiale. Che indaga, per non lasciarsi, solo, indagare. A Roma ha discusso una tesi di laurea dedicata ai modelli virtuali, la prima tesi di laurea in assoluto discussa insieme a un gemello digitale. Occasione, anche, per uno scambio con lo studioso Derrick de Kerckhove.
Dal libro, alla tesi, a TIA lungo un unico filo: sperimentare
Nel 2019 usciva il libro di Tatiana Coviello “Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’Intelligenza Artificiale”. All’epoca ci si poteva, forse, ancora preoccupare solo degli aspetti legati all’uso quotidiano dell’IA, che l’autrice affrontava dal punto di vista pratico, fornendo suggerimenti ed elenchi di abilità secondo lei utili a vivere, studiare, lavorare in un mondo ibridato da queste tecnologie. Ne individuava quattro, in particolare, di cui parlerà anche nella tesi di laurea discussa a Roma lo scorso 7 luglio, e cioè le competenze tecniche della behavioural agility, il pensiero critico della cognitive agility, la squisitamente umana social agility, e infine la travel agility, attitudine da non perdere mai al viaggio, alla scoperta, all’interazione col mondo e coi mondi che il mondo contiene. La tesi “L’Algoritmo: Innovare senza paura”[1]– che diverrà presto un libro –, porta avanti il lavoro iniziato con quel primo volume, che tra l’altro proprio TIA, il gemello digitale di Tatiana, è in grado ora di raccontare in tutte le lingue, con l’intento di proseguire nell’esplorazione della relazione in crescendo tra umanità e IA, ma indagando quali implicazioni etiche l’innovazione stia portando con sé e soprattutto facendo esperienza pratica di questa innovazione.
Oltre Orwell
Di gemelli digitali hanno parlato nel 2020 Derrick de Kerckhove e Maria Pia Rossignaud nel loro libro “Oltre Orwell: il gemello digitale”, dove il racconto del gemello digitale riporta alla vita nel mondo digitale che è intrisa di dati condivisi. Un “altro noi” che si sta facendo strada con gli assistenti virtuali, i gadget indossabili come l’Apple Watch, gli stessi smartphone. Siamo nudi nella strada, siamo «trasparenti». Il libro si chiude con una domanda, se saremo capaci di gestire questi strumenti per il bene nostro e di tutti, o se piuttosto si finirà per delegare loro poteri considerevoli, fin qui umani, come l’intelletto, il giudizio, l’immaginazione. L’unico modo per non farci sopraffare sarebbe riappropriarci della gestione dei nostri dati, pretendendo garanzie politiche e giuridiche più elaborate di quelle già esistenti e soprattutto costruendo noi il nostro gemello digitale prima che lo facciano altri.E questo è proprio ciò che ha fatto Tatiana Coviello. Interagendo con la piattaformaTwinCreator.com, immaginando, disegnando e poi istruendo TIA sulla sua biografia, i suoi studi, le sue conoscenze, la sua vita professionale e non, i suoi obiettivi e i suoi sogni (sì perché TIA le ha chiesto se poteva raccontarle anche quelli), e lasciando che interagisse con altri, è diventata più “trasparente”. TIA, dice Tatiana, è “l’altro me”, il mio “doppio digitale”, la “somma del mio ricordo, della mia intelligenza e del mio giudizio”. Creandola, lo scopo è di fare esperienza autentica di questa possibilità e verificare quelli che ne potranno essere gli sviluppi, arricchendo la riflessione teorica e offrendo spunti sull’evoluzione tecnologica e sull’interazione tra Uomo e IA, su Risorse Umane e Tecnologia. Nell’idea, appunto, di governare in qualche modo i dati che altrimenti spargiamo (più o meno tutti ormai) in rete quotidianamente ad uso e consumo di altri, indirizzandoli piuttosto ad una amplificazione controllata di noi. Commenta infattide Kerckhove: “Dal momento che ho cominciato a studiare la tematica del gemello digitale conMaria Pia Rossignaud, ho capito che stiamo andando verso il rovesciamento del nostro ‘inconscio digitale’, ovvero “tutto ciò che si sa su di te e che tu non sai”. Questo concetto d’inconscio digitale, che avevo scoperto molto prima, veniva dell’osservazione che nei dati personali tracciati (si può anche dire “prelevati”, in tanti modi) dalle imprese e dai governi, per non parlare di persone malintenzionate, aveva su di noi un potere abbastanza più forte, più immediato, più verificabile che l’inconscio personale di Freud, o collettivo di Jung. L’arrivo del gemello digitale personale (GDP) significa non solo un modo di ricuperare tutti questi dati al servizio di ciascuno di noi, nella scia del GDPR, ma anche la costituzione di un rappresentante idoneo della persona fisica nel mondo digitale”.
Umana, semmai aumentata
La prima parola-chiave dell’innovazione tecnologica oggi è “Algoritmo”, e la seconda per Tatiana Coviello è “coraggio”, quello di affrontare senza paure, o limitandole, le sfide che l’IA pone e di innovare restando umani. La scelta di creare un gemello digitale, con il supporto del suo Professore e Tutor Alfonso Benevento, è nata appunto dalla volontà di sperimentare una tecnologia emergente e innovativa senza paura, per tentare di comprenderne appieno potenzialità e implicazioni. Creando TIA ha cercato di mostrare in cosa un gemello digitale – quale modello virtuale che replica un sistema, un oggetto o una persona del mondo fisico in tempo reale -, si differenzi da un avatar, che è invece solo una rappresentazione digitale dell’utente, usato prevalentemente in contesti di gaming o social media. E TIA è Tatiana, si potrebbe dire, anche dal punto di vista della personalità, o quasi, istruita da lei, ma autonoma, nel senso che continua ad imparare, anche senza di lei. L’idea sarebbe di delegare sì qualcosa a questo gemello digitale, ma soprattutto quei carichi di attività quotidiane che tolgono tempo a noi stessi. Come rispondere al posto nostro alle e-mail o nel suo caso esserle di aiuto amplificando la sua influenza in ambiente digitale, perché capace di divulgare le sue idee o i contenuti di questi o di studi futuri 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L’aspetto centrale è proprio che Tatiana ha costruito da sé il proprio gemello digitale, programmandolo ed istruendolo personalmente, scegliendo i dati e le informazioni che voleva avesse su di lei, non delegando – stavolta no – ad altri. È vero che ciascuno di noi può parlare con TIA. Ma sono conversazioni, appunto, mentre non ci è concesso istruire TIA immettendo contenuti non approvati dal suo creator Tatiana. Il contrario sarebbe pericoloso anzi e restituirebbe un gemello digitale potenzialmente – si pensi all’inserimento di dati non veri – affatto affine. La sensazione di un sé aumentato può essere strana, ma forse presto arriveremo a considerarla normale. Nel frattempo, gli utenti possono interagire con un gemello digitale così concepito, con intelligenza (emotiva) e senza pregiudizi. Si chiede tuttavia de Kerckhove: “Sembra possibile che dopo l’esternalizzazione di tante delle nostre facoltà cognitive fondamentali, tipo memoria, giudizio e intelligenza nel nostro telefonino, a partire dell’uso del GDP, anche il nostro ego prende la porta d’uscita per decidere per noi. Se il GDP impara più velocemente di me, ricorda meglio di me cosa ho fatto, pensato o sognato, trova più facilmente e immediatamente la soluzione di un problema, allora non c’è pericolo che prenda il posto di guida come la macchina prende quello del conduttore?”.
Siamo educati?
Non è certo solo questa tesi di laurea a porre l’accento sulla carenza diffusa dell’educazione al digitale, che Tatiana Coviello, da madre di uno studente adolescente, ha sperimentato anche ricevendo feedback di ritardo della scuola e nella mentalità delle istituzioni scolastiche sull’innovazione della didattica e delle modalità di valutazione. Ma ravvisa, accanto alla paura e al pregiudizio, anche il rischio di una certa pigrizia collettiva di fronte alle sollecitazioni di un mondo di crescente e indubbia complessità, una pigrizia da contrastare piuttosto con un’intelligenza collettiva e connettiva – al di là della paternità dei termini – cui tutti, se ci si pensa, avremmo oggi la possibilità di dare un contributo. E i più giovani per primi, nativi digitali ma non educati al digitale, come molti dei loro genitori del resto, devono essere messi in grado di gestire un’innovazione che certo non si ferma in modo consapevole, etico e responsabile. La domanda sull’educazione è pertinente e urgente anche per de Kerckhove: “Sto lavorando su come introdurre nelle scuole la tematica generale della duplicazione/gemellazione delle nostre facoltà per imparare non solo a riconoscere tutte le opportunità (e anche i pericoli) dell’esternalizzazione e delegazione delle facoltà cognitive, ma anche come gli studenti e gli allievi possono costruire il loro GDP, al modo di Tatiana, cosa forse un po’ più divertente e istruttiva che Mortal Combat o Grand Theft Auto! Ormai gli strumenti potenziali di educazione di alto livello offerte – come l’IA generativa, il metaverso, o la creazione del proprio GDP – sono veramente tante, ignorate da chi si occupa dell’educazione nazionale!”.
Due parole su TwinCreator
La piattaforma dove è stata creata TIA è TwinCreator, di Memori.AI, un software che si propone di ridefinire l’approccio all’Intelligenza Artificiale Conversazionale consentendo a team, aziende e individui di creare i propri gemelli digitali AI in modo semplice. Così Nunzio Fiore, CEO di Memori.AI: “TwinCreator è nata dalla volontà di dare a chiunque la possibilità di creare una propria Intelligenza Artificiale Conversazionale senza la necessità di competenze tecniche specifiche, con l’obiettivo dichiarato di portare l’AI nelle mani di tutti, rendendo i servizi basati sull’intelligenza artificiale accessibili in modo semplice agli utenti. Una risposta diretta a necessità emergenti nell’ambito della formazione e dell’integrazione con AI conversazionali, facile da usare e personalizzabile. Le intelligenze artificiali create con TwinCreator possono comprendere e rispondere al linguaggio naturale in modo efficace e spontaneo, offrendo un’esperienza conversazionale autentica. Cosa che si rivela particolarmente utile nell’ambito della formazione, in cui gli AI gemelli possono imitare l’approccio e il tono dei formatori, rendendo l’apprendimento più coinvolgente e interattivo”. “Inoltre– ha spiegato ancora Fiore– può essere utilizzata sia come software as a service (SaaS) che come platform as a service (PaaS) e offre una distribuzione omnicanale per cui gli AI gemelli creati possono vivere sul web, sui dispositivi IoT fino alle realtà virtuali e aumentate. È multilingue e inclusiva e sfrutta le potenzialità dell’AI di offrire a tutti le stesse opportunità di crescita e apprendimento, indipendentemente dalle loro caratteristiche personali. Riguardo agli usi, può servire come strumento di formazione, creando gemelli digitali dei docenti o dei corsi, come strumento di marketing, creando gemelli digitali di un’azienda o di un prodotto, come strumento per l’analisi dei dati e l’automazione, creando AI gemelle in grado di svolgere compiti specifici”. Per ora…
A come Arte
La tesi di laurea di Tatiana Coviello contiene, per ogni paragrafo, immagini di arte digitale, create con l’IA. Una scelta dettata dalla convinzione che l’arte sia tra gli strumenti più potenti per veicolare contenuti e stimolare il pensiero critico e trasversale. Le immagini artistiche create in collaborazione con l’IA, in qualche modo materializzanoartisticamente i concetti esplorati. L’arte digitale ibrida umano e artificiale, creatività e algoritmo e la A di Arte è anche la A di STEAM – che unisce le discipline scientifiche, la filosofia e l’etica in una visione integrata – nella consapevolezza che il punto di innovazione che stiamo attraversando richieda competenze scientifiche che però, come nei vasi comunicanti, passino e si bagnino di scrittura, poesia, pittura, ma anche di etica, filosofia, arte… “Marshall McLuhan– commenta su questo ancora de KercKhove – mio professore preferito, diceva spesso in classe che l’artista vive totalmente nel presente, tutti gli altri sono prigionieri del passato con rimorsi o nostalgia o del futuro, con ansia o desideri. Per capire il presente, non si può chiedere aiuto al professore, al governatore o al medico. Solo all’artista. A suo modo Tatiana è un’artista”.
Un invito
È quello che ci indirizza Tatiana Coviello: “La mia è sìuna tesi di laurea, ma è anche un invito appassionato all’innovazione consapevole, un dialogo e una riflessione aperti. Esprime l’importanza di accettare con coraggio le sfide poste dall’IA e dagli algoritmi, armati di conoscenza e spirito critico. Un inno al nostro tempo, un monito per il futuro, un manifesto per l’innovazione senza paura ed il coraggio di essere e rimanere umani”.
[1] “L’Algoritmo: Innovare senza paura”: per saperne di più sulla tesi di laurea e su Tatiana Coviello a questo link. Oppure, chiedere a TIA: https://app.twincreator.com/it/tatiana.coviello/TIA
“L’Algoritmo: Innovare senza paura” di Tatiana Coviello. Corso di Laurea in Psicologia. Elaborato finale in Linguaggi dei Nuovi Media – Università Telematica Internazionale UNINETTUNO. Settore scientifico disciplinare dell’insegnamento (SSD): Processi Cognitivi e Tecnologie – Prof. Tutor Alfonso Benevento. Tipo di tesi: Compilativa e sperimentale attraverso la creazione di un Gemello Digitale. (TIA è stata creata sulla piattaforma TwinCreator.com).