L’ex CEO di Google, Eric Schmidt, ha dichiarato che l’ascesa di DeepSeek rappresenta un “punto di svolta” nella competizione globale per l’intelligenza artificiale. In un editoriale pubblicato martedì sul Washington Post, Schmidt ha invitato gli Stati Uniti a intensificare gli sforzi nell’AI open source per rispondere alla crescente influenza della Cina nel settore.
Solo un anno fa, Schmidt sosteneva che gli Stati Uniti fossero avanti di almeno due o tre anni rispetto alla Cina nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, DeepSeek ha dimostrato che Pechino è in grado di competere con le principali aziende tecnologiche americane, anche con risorse più limitate. Secondo Schmidt, questo scenario impone agli Stati Uniti un cambio di strategia.
Per mantenere la leadership, l’ex dirigente di Google suggerisce di sviluppare più modelli open source, investire in infrastrutture AI come il progetto Stargate e favorire la condivisione delle metodologie di addestramento tra i principali laboratori.
Le posizioni di Schmidt non sono nuove. Da tempo, egli esorta il governo americano a investire massicciamente nell’AI, un settore in cui ha interessi diretti. Tra i suoi investimenti figurano la startup White Stork, che potrebbe fornire droni AI all’esercito statunitense, Holistic AI, specializzata nella conformità normativa, e Augment, un concorrente di GitHub Copilot basato su modelli aperti.
L’editoriale di Schmidt riaccende il dibattito sul ruolo degli Stati Uniti nello sviluppo dell’AI, sottolineando la necessità di una risposta strutturata e coordinata all’avanzata cinese. Se la competizione continuerà a intensificarsi, l’AI open source potrebbe diventare una delle strategie chiave per garantire la supremazia tecnologica americana.