L’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo del lavoro, ma il suo impatto varia a seconda dell’età, dell’istruzione e della familiarità con la tecnologia. Secondo recenti dati, i lavoratori sotto i 50 anni hanno maggiori probabilità di utilizzare i chatbot AI per attività come la redazione di documenti (50% contro il 38% degli over 50) e la generazione di idee (39% contro 23%).
Un aspetto chiave riguarda l’utilità percepita: il 40% degli utenti considera questi strumenti fondamentali per accelerare il proprio lavoro, mentre solo il 29% li ritiene determinanti per migliorarne la qualità. L’efficacia è più evidente tra chi li usa frequentemente, con il 54% che segnala un’accelerazione significativa delle attività.
Tuttavia, il 69% dei lavoratori non utilizza i chatbot AI, citando la mancanza di applicabilità (36%) o disinteresse (22%). L’ostacolo maggiore per gli over 50 è la difficoltà nell’apprendimento dell’uso di questi strumenti (13% contro l’8% dei più giovani).
Dal punto di vista aziendale, la maggior parte dei datori di lavoro rimane neutrale, senza incentivare né scoraggiare l’adozione dell’AI. Solo il 12% incoraggia attivamente il loro utilizzo, con settori come tecnologia (36%) e finanza (24%) in testa.
La diffusione dei chatbot AI sul lavoro è in crescita, ma rimane una questione aperta: saranno davvero il futuro della produttività o resteranno strumenti di nicchia per determinate categorie professionali?