OpenAI ha annunciato una collaborazione con i laboratori nazionali degli Stati Uniti per l’impiego delle sue tecnologie di intelligenza artificiale nella ricerca scientifica e nella sicurezza delle armi nucleari. L’accordo prevede l’accesso ai modelli AI di OpenAI da parte di circa 15.000 scienziati e la distribuzione di uno dei suoi sistemi su Venado, il supercomputer del Los Alamos National Laboratory.
La partnership, sostenuta anche da Microsoft, principale investitore di OpenAI, consentirà agli scienziati di sfruttare l’intelligenza artificiale per migliorare la sicurezza informatica, proteggere la rete elettrica statunitense, sviluppare nuove terapie mediche e approfondire lo studio della matematica e della fisica fondamentali. In particolare, parte delle ricerche sarà focalizzata sulla riduzione del rischio di conflitti nucleari e sulla sicurezza globale dei materiali fissili.
L’annuncio è stato fatto dal CEO di OpenAI, Sam Altman, durante l’evento aziendale “Building to Win: AI Economics” a Washington. Alcuni ricercatori OpenAI, dotati delle necessarie autorizzazioni di sicurezza, saranno direttamente coinvolti nel progetto.
Questa collaborazione si inserisce in un più ampio contesto di intensificazione dei rapporti tra OpenAI e il governo statunitense. Nei giorni scorsi, l’azienda ha lanciato ChatGPT Gov, una piattaforma AI dedicata alle agenzie federali, che permette l’analisi sicura di dati sensibili. Secondo OpenAI, oltre 90.000 dipendenti governativi hanno già utilizzato ChatGPT per attività quali traduzioni, redazione di documenti e generazione di codice.
Il rafforzamento delle relazioni tra OpenAI e l’amministrazione Trump è evidente anche nel recente coinvolgimento dell’azienda nel progetto Stargate, un’iniziativa da miliardi di dollari per potenziare le infrastrutture AI negli Stati Uniti. Nel frattempo, la concorrenza internazionale si fa sempre più agguerrita: il laboratorio cinese DeepSeek ha rapidamente guadagnato terreno nel mercato statunitense con il suo modello AI R1, suscitando l’attenzione di Altman, che lo ha definito “impressionante”.