L’intelligenza artificiale è la tecnologia più promettente del XXI secolo, capace di rivoluzionare ogni settore, dalla medicina all’industria, dall’informatica alla finanza. Tuttavia, il vero problema non è ciò che l’AI può fare, ma chi la controlla e cosa decide di farne.
L’ultima tendenza sono i chatbot, applicazioni online che consentono di conversare con un “bot” alimentato dall’intelligenza artificiale attraverso un’interfaccia testuale. Uno dei chatbot più famosi, ChatGPT, ha generato un milione di commenti quando è stato lanciato qualche settimana fa, ma è stato subito bandito da alcuni distretti scolastici perché alcuni utenti hanno scoperto come aggirare i suoi protocolli di sicurezza e hanno chiesto consigli su attività illegali come il contrabbando di droghe o la creazione di malware.
La domanda che sorge spontanea è: questi chatbot sono senzienti o autocoscienti? Oppure si limitano a presentare una rappresentazione complessa delle informazioni che trovano su internet e le organizzano in modo da sembrare senzienti e consapevoli di sé? E se lo sono, chi ne controlla le azioni e le decisioni?
Il timore dell’avanzata della tecnologia è sempre esistito, come dimostra il romanzo Erewhon di Samuel Butler del 1872, che parla di una società utopica isolata che ha bandito la maggior parte della tecnologia perché temeva di diventare schiava delle macchine. Ma ci sono anche coloro che ne sostengono ogni passo, affermando che l’AI “rivoluzionerà” l’assistenza sanitaria, gli affari, lo sviluppo di giochi, la scienza e il mondo intero.
Tuttavia, l’obiettivo delle multinazionali che controllano l’AI è fare soldi, non il bene comune. Prendiamo Microsoft, che ha integrato ChatGPT nel suo motore di ricerca Bing: il CEO Satya Nadella afferma che l’AI potrebbe aiutare a inaugurare una “utopia”, ma che “l’IA in fuga, se accade, è un vero problema”. Ma l’AI non ha bisogno di diventare autonoma e cosciente per fare un danno alla società: deve solo rimanere saldamente nelle mani delle multinazionali.
Il problema non è quindi l’AI in sé, ma chi la controlla e quali sono i suoi obiettivi. Le corporazioni esistono per fare soldi, e creano prodotti e servizi che fanno soldi. L’AI può fare cose buone e cose cattive, ma nel tempo alcune delle cose che fa male miglioreranno e alcune delle cose cattive saranno mitigate. Ciò che conta è chi controlla l’AI e cosa decide di farne.
Le implicazioni dell’AI sono immense, e il mondo sta solo iniziando a capirne il potenziale.
Ma nonostante l’importanza del controllo dell’IA, molti governi e organizzazioni stanno ignorando completamente questo aspetto. Ad esempio, il governo cinese sta utilizzando l’IA per monitorare e controllare i cittadini, mentre molte aziende stanno sviluppando algoritmi discriminatori che perpetuano il razzismo e la discriminazione di genere. È importante che ci sia una maggiore attenzione sulla regolamentazione dell’IA, per garantire che sia utilizzata per il bene dell’umanità.
Inoltre, è necessario garantire che l’IA sia utilizzata in modo etico. Ci sono molte questioni etiche che devono essere affrontate quando si utilizza l’IA, come la privacy dei dati, la trasparenza degli algoritmi e la responsabilità in caso di errori. Ci sono già stati casi in cui l’IA è stata utilizzata per prendere decisioni discriminatorie, come quando un algoritmo di recruiting di Amazon ha penalizzato le donne, perché era stato addestrato su dati storici che riflettevano i pregiudizi di genere nella forza lavoro. È importante che ci sia un’attenzione costante su queste questioni etiche per garantire che l’IA sia utilizzata in modo giusto e responsabile.
L’IA ha il potenziale per rivoluzionare il mondo in modi che non possiamo nemmeno immaginare, ma è importante che sia utilizzata in modo giusto e responsabile. Ci sono molte sfide che devono essere affrontate, tra cui il controllo, la regolamentazione e l’etica dell’IA, ma se affrontiamo queste sfide con saggezza e prudenza, possiamo garantire che l’IA sia utilizzata per il bene dell’umanità e non contro di essa.
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“With Artificial Intelligence, It’s All About Power Structures“
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay