L’US Copyright Office ha stabilito che i contenuti generati interamente dall’intelligenza artificiale non possono essere soggetti a copyright, a meno che non vi sia un contributo umano significativo. Questa decisione rafforza la distinzione tra l’uso assistivo dell’IA e la creazione autonoma da parte delle macchine.
Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia, i film e altri lavori complessi prodotti con strumenti di intelligenza artificiale non possono essere protetti da copyright, a meno che non siano sviluppi di opere preesistenti. In particolare, il documento chiarisce che l’inserimento di un semplice prompt in un sistema generativo non è sufficiente per rivendicare diritti d’autore, poiché l’utente non esercita un controllo creativo effettivo.
D’altra parte, l’uso assistivo dell’IA—come il de-aging degli attori nei film o la rimozione di elementi dalle scene—non preclude la protezione del copyright. La differenza chiave, sottolinea il rapporto, sta nell’autonomia dell’IA: strumenti che aiutano il processo creativo umano sono accettabili, mentre quelli che sostituiscono la creatività umana richiedono nuove valutazioni legali.
Un punto cruciale riguarda le immagini generate da AI come Midjourney, che, indipendentemente dalla complessità del prompt, non possono essere coperte da copyright. Il motivo è che l’utente non esercita un controllo pieno sul processo creativo, affidandosi piuttosto all’output casuale del sistema.
Questo rapporto è il secondo di una serie di studi pubblicati dall’USCO per chiarire la relazione tra copyright e intelligenza artificiale. Il primo, rilasciato a luglio, trattava il problema dei deepfake, mentre il prossimo affronterà la questione della formazione dei modelli IA e l’uso di materiali protetti senza compensazione ai detentori dei diritti.