Una nuova pubblicità di Under Armour, realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ha destato scalpore nella comunità della produzione. Il spot, protagonista l’atleta Anthony Joshua, ha sollevato non solo interrogativi etici, ma anche esistenziali, riguardo all’addestramento dell’IA su risorse di marchio.
La pubblicità, prodotta dalla società di produzione Tool, ha acceso un dibattito acceso su quanto le tecnologie emergenti possano influenzare il futuro della produzione pubblicitaria. Alcuni professionisti del settore vedono questo come un segnale inquietante, suggerendo che i registi potrebbero presto diventare superflui nella creazione di determinati tipi di pubblicità.
Molti si chiedono se l’uso dell’IA per creare contenuti pubblicitari possa compromettere la creatività e l’originalità, sostituendo il lavoro umano con algoritmi predeterminati. Altri, invece, vedono questa innovazione come un’opportunità per sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia nell’ambito della produzione pubblicitaria.
Tuttavia, c’è consenso sul fatto che il dibattito sull’IA e sulla sua applicazione nel mondo della produzione pubblicitaria sia solo all’inizio e che siano necessarie ulteriori riflessioni per comprendere appieno le implicazioni di questa nuova frontiera tecnologica.
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UNDER ARMOUR’S AI-DRIVEN AD UNNERVES PRODUCTION COMMUNITY ALREADY ON EDGE