È di questi giorni la notizia che Mark Zuckerberg cambierà il nome della società che, di fatto, controlla alcune delle piattaforme più conosciute e utilizzate come Instangram e WhatsApp. La società, a quanto è stato dichiarato, si chiamerà Meta tanto che, ormai, di metaverso tutti parlano senza ben sapere di cosa si stia parlando nella precisione. Meta come universo digitale, come realtà nella realtà capace di esistere sempre, una realtà digitale migliore di quella reale, una sorta di universo parallelo capace di far vivere alle persone ciò che loro pensano di poter vivere realmente ma, forse, desidererebbero inconsciamente. Che strano questo metaverso che ci viene presentato come una delle ennesime innovazione che portano il futuro nel presente in uno strano gioco di scambio temporale che dimentica, però, un passaggio importante se non altro nella considerazione di una linea del tempo che si protende sempre oltre senza mai guardare indietro. In fondo la società dell’evoluzione basata sul profitto e sul finto marketing insegna che lo sguardo deve sempre tendere oltre. Se possibile anche oltre l’oltre immaginato e immaginabile. Ecco, allora, che mentre alcuni gridano al grande ennesimo cambiamento altri, come Andrea Colamedici e Maura Gancitano, ci invitano a riflettere. Per farlo hanno scritto insieme L’alba dei nuovi dei un testo lucido, attento e acuto nelle osservazioni. Un testo in cui gli autori invitano a considerare questo tempo fatto di crisi, cambiamento e trasformazione attraverso la lente di osservazione offerta dal pensiero filosofico. Non si tratta di rivalutare una disciplina si tratta di imparare a vedere le cose senza guardare solo avanti, per comprendere il futuro (che per molti è già presente) e per comprendere questa distopica realtà serve un coraggio diverso. Sempre abituati a mettere a confronto l’oggi con il domani perché non confrontare l’oggi con ciò che era ieri. Perché non confrontare l’oggi, il presente, con Atene del V secolo a.C. Troppo facile porre le domande alle persone che seguono la bolla, troppo comodo pensare di confrontarsi con chi, ormai, è viziato nella capacità di formulare un pensiero autonomo e sia, tra le altre cose, capace di portarlo avanti con capacità di confronto e dialogo. Ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo vivono e abitano spazi di relazione sociale che, diversamente da come forse qualcuno pensava, non sono nati per diventare spazi di intrattenimento. Ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo, attraverso gesti in apparenza semplici e immediati, contribuiscono con il loro agire e con il loro scrivere a determinare i cambiamenti che porteranno al metauniverso. E cosa ne potrebbero pensare i sofisti di tutto questo ad esempio?
Così come Platone e Socrate hanno vissuto la scrittura come elemento di rottura in un contesto fondato sull’oralità oggi noi viviamo l’avanzare inesorabile del digitale che sta cambiando relazioni, comunicazioni, linguaggi e strutture sociali. Quali sono i nuovi dei moderni?
Quali sono i punti di riferimento attuali? Se Eraclito ricorda come tutto sia in costante mutamento il corso e ricorso della storia e dell’evoluzione ricorda come sia possibile rintracciare, tra le diverse epoche, somiglianze e differenze e da queste poter imparare cercando di comprendere l’oggi con occhio non necessariamente critico ma, magari, più attento. Guardare indietro, cercare di mettersi in discussione, trovare interlocutori dimenticati che saprebbero porre domande, ricercare il senso e il significato, dare valore al confronto e poi, solo poi, puntare al futuro.
_________
Rossana CAVALLARI
Giornalista, ufficio stampa e comunicazione sociale. Parte del gruppo di giornalisti Constructive Network.
Linkedin