Secondo documenti interni ottenuti dal Washington Post, Google avrebbe intensificato la fornitura di tecnologie di intelligenza artificiale all’esercito israeliano nelle settimane successive all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Le rivelazioni riguardano il contratto Nimbus, un accordo multimiliardario siglato nel 2021 con il governo israeliano, volto a modernizzare le infrastrutture tecnologiche dello Stato, incluse quelle militari.
Documenti riservati dimostrano che Google avrebbe risposto alle richieste urgenti del Ministero della Difesa israeliano per accedere a strumenti di IA come Vertex e Gemini. Questi strumenti permettono l’automazione di analisi avanzate di dati, audio e immagini, funzioni che potrebbero essere cruciali per le operazioni militari. Tuttavia, l’azienda non ha commentato come queste tecnologie siano state concretamente utilizzate dall’esercito.
Il contratto Nimbus è stato oggetto di polemiche sin dall’inizio. Dipendenti di Google e Amazon hanno protestato contro il potenziale utilizzo di queste tecnologie per scopi bellici, evidenziando il rischio di alimentare ulteriormente le tensioni nella regione. Nonostante questo, i documenti indicano che Google ha fornito assistenza diretta al governo israeliano per mantenere un vantaggio tecnologico, anche per contrastare la concorrenza di Amazon.
Il coinvolgimento di colossi tecnologici nelle dinamiche belliche solleva interrogativi etici e pratici. Secondo alcuni esperti, l’uso di tecnologie avanzate, come l’IA, può migliorare l’efficienza delle operazioni militari, ma al contempo aumenta i rischi di abusi e di danni collaterali. Le dichiarazioni di Gaby Portnoy, direttore della sicurezza informatica israeliana, lasciano pochi dubbi sull’impatto delle tecnologie cloud nelle operazioni sul campo.
Questa vicenda evidenzia il ruolo controverso della tecnologia nel conflitto israelo-palestinese, riaccendendo il dibattito sul confine tra innovazione e responsabilità etica.