Secondo uno studio di NetBase Quid basato su dati di Lightcast, LinkedIn, McKinsey, Deloitte e dell’International Federation of Robotics (IFR), l’intelligenza artificiale non distruggerà i posti di lavoro, ma al contrario, ne creerà. Nel 2022, l’Italia è il terzo Paese al mondo con la più alta crescita di assunzioni nell’AI, dopo Hong Kong e Spagna e prima di Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, l’Italia è penultima nella classifica globale della domanda di manodopera AI, con solo lo 0,72% di tutte le offerte di lavoro richieste di competenze di intelligenza artificiale.
Le competenze più richieste nell’ambito dell’intelligenza artificiale sono quelle di esperti del linguaggio di codifica. Le prime dieci competenze specialistiche più richieste nelle offerte di lavoro AI nel 2022 includono la conoscenza di Python come linguaggio di programmazione AI.
Il tasso di penetrazione delle competenze di intelligenza artificiale è una metrica creata da LinkedIn che misura la prevalenza di varie competenze relative all’intelligenza artificiale nelle professioni. L’Italia ha un basso tasso di penetrazione di competenze AI, con solo 0,95 rispetto alla media globale delle occupazioni.
Gli investimenti privati globali nell’AI sono stati di 91,9 miliardi di dollari nel 2022, in calo del 26,7% rispetto al 2021. Tuttavia, nel complesso dell’ultimo decennio, gli investimenti nell’AI sono aumentati in modo significativo, con un’impennata del 18 volte rispetto al 2013. Gli Stati Uniti guidano il mondo in termini di importo totale degli investimenti privati nell’AI, pari a 47,4 miliardi di dollari nel 2022, circa 3,5 volte l’importo investito nel secondo paese.
In Italia, la crescita delle competenze di intelligenza artificiale e degli investimenti in questo settore potrebbero portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, per farlo, è necessario investire nella formazione delle skill dei lavoratori.
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“L’intelligenza artificiale crea lavoro: Italia al terzo posto“