Il manifesto dell’Intelligenza artificiale di Massimo Chiriatti CTO Lenovo Italia, Nicola Intini Manager e Imprenditore, Corrado La Forgia Vicepresidente Federmeccanica, Paola Liberace Esperta in competenze digitali.
L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana e il dibattito sull’impatto che avrà sul futuro del lavoro e della società diventa sempre più acceso. Ma prima di valutare le conseguenze dell’IA, è importante introdurre alcune definizioni e distinguere tra l’IA debole e quella forte.
L’IA debole è quella attualmente utilizzata in campi specifici, mentre l’IA forte o generale è quella che potrebbe superare l’intelligenza umana. Il Manifesto dell’Intelligenza Artificiale, che si propone di promuovere un utilizzo consapevole e costruttivo delle tecnologie, si concentra sulla prima.
In Italia, per salvare la cultura umanistica e diffonderla, è necessario recuperare il terreno perso sul fronte delle competenze informatiche diffuse, mentre contemporaneamente si deve fare leva sulle nostre capacità e sul nostro talento, per far sì che l’IA possa supportare l’essere umano in due direzioni: fare cose che già si possono fare, ma in modo migliore, e fare cose nuove che non si potevano fare prima.
Le macchine, grazie all’IA, sono più veloci, economiche e precise e possono essere utilizzate in molti campi, dalla meccanizzazione dell’agricoltura allo sviluppo dell’industria e del terziario. L’IA, infatti, sta generando nuovi lavori e ci consente di conoscere meglio il mercato, gli impianti e i clienti finali, permettendo la creazione di algoritmi che aiutino le direzioni commerciali a elaborare strategie, lanci di prodotti, piani di marketing, politiche di acquisti o finanziarie.
Ma l’IA non può fare tutto e non deve far paura. È importante evitare sia il tecno-utopismo, che promette troppo, sia il tecno-pessimismo, che spaventa con visioni distopiche, ma abbracciare un tecno-ottimismo che passa attraverso un utilizzo consapevole e costruttivo delle tecnologie.
L’IA è per la testa quello che la leva è per la mano: ci consente di fare velocemente e meglio ciò che noi umani ci proponiamo di fare. Il nostro compito fondamentale è quello del giudizio sulle elaborazioni, la parte nobile, quella che una persona sa fare meglio. Se infatti lasciamo alle macchine quello per cui sono adatte, daremo alle persone la possibilità di essere sempre meno “Manodopera” e sempre più “Testadopera”, ossia di trarre vantaggio dall’uso della migliore nostra risorsa: la testa.
L’IA non è qualcosa che subiamo passivamente, ma è creata attivamente dalle persone. L’uso della tecnologia ha migliorato la qualità della vita umana in molti campi.