Il Garante della privacy ha deciso di bloccare il servizio di ChatGPT in Italia, e ciò ha comportato una serie di ripercussioni sui progetti di startup e aziende che utilizzavano il chatbot basato su GPT-3. OpenAI, la società che ha creato il chatbot, ha sospeso il servizio e annunciato dei rimborsi per gli utenti che avevano sottoscritto un abbonamento a marzo, e si è detta pronta a collaborare con il Garante per trovare una soluzione. La sospensione del trattamento dei dati ha creato molte preoccupazioni tra le aziende che lavorano con l’algoritmo conversazionale, ma non intacca la possibilità di lavorare sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Infatti, utilizzando una VPN, si può continuare a fare domande a ChatGPT e instradare il proprio traffico fuori dall’Italia.
GPT-3 è il modello linguistico su larga scala sottostante a ChatGPT lanciato nel 2020, e si basa su 175 milioni di parametri che generano parola dopo parola un testo sulla base delle istruzioni fornite. Lavorare con GPT-3 rappresenta una grande opportunità per le startup e le aziende italiane che vogliono sviluppare una piattaforma di intelligenza artificiale conversazionale per semplificare alcuni processi interni o gestire il servizio clienti.
In ogni caso, il blocco del chatbot non intacca la possibilità di lavorare sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’uso di VPN consente di accedere al servizio e continuare a utilizzarlo, ma è necessario fare attenzione alla scelta del provider VPN.
Il Garante della privacy ha bloccato ChatGPT in Italia a causa dell’uso delle informazioni per addestrare l’algoritmo, ma le interfacce per sviluppatori di GPT-3 non sono bloccate e sono fornite da Microsoft Azure attraverso server basati in Europa.
Infine, l’Autorità per la protezione dei dati sta valutando se anche altre intelligenze artificiali presentano gli stessi profili privacy che hanno fatto scattare l’istruttoria contro OpenAI.
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“Quanto pesa il blocco di ChatGPT sul business delle aziende“