un consorzio di prestigiosi editori, tra cui Condé Nast, McClatchy, The Atlantic, Politico e Vox, ha intentato una causa legale contro la startup canadese di intelligenza artificiale Cohere, accusandola di violazione del copyright e del marchio registrato. La denuncia, presentata presso il Tribunale del Distretto Meridionale di New York, sostiene che Cohere abbia utilizzato impropriamente almeno 4.000 opere protette da copyright per addestrare il proprio modello linguistico avanzato. Inoltre, si afferma che la società abbia mostrato agli utenti ampie porzioni o interi articoli, eludendo così le visite ai siti web degli editori. In alcuni casi, Cohere avrebbe anche violato i marchi degli editori, fornendo materiale “allucinato” – informazioni non effettivamente pubblicate dall’emittente – sotto il nome di un editore.
Danielle Coffey, CEO della News Media Alliance, organizzazione che ha promosso la causa per conto dei suoi membri, ha dichiarato: “Il nostro contenuto viene memorizzato e utilizzato per creare copie verbatim e sostitutive del nostro materiale. Questo è furto”. Gli editori coinvolti cercano danni basati sull’importo massimo previsto dalla legge sul copyright, pari a 150.000 dollari per ogni opera violata, oltre a un’ingiunzione che ordini la distruzione di tutte le opere protette in possesso di Cohere.
Cohere, fondata nel 2019 a Toronto, sviluppa software che consente agli sviluppatori di creare applicazioni AI per le imprese ed è sostenuta da aziende come Nvidia e Salesforce. Un portavoce di Cohere ha affermato che la società sostiene le proprie pratiche di addestramento dell’IA, dichiarando: “Abbiamo da tempo dato priorità a controlli che mitigano il rischio di violazione della proprietà intellettuale e rispettano i diritti dei titolari”. Ha aggiunto che l’azienda ritiene che la causa sia “fuorviante e frivola”.
Questa azione legale si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra editori e aziende di intelligenza artificiale riguardo all’uso di contenuti protetti da copyright. In precedenza, il New York Times aveva citato in giudizio OpenAI e Microsoft nel dicembre 2023, e le testate di News Corp, tra cui The Wall Street Journal e New York Post, avevano fatto lo stesso con Perplexity nell’ottobre dello stesso anno. Un giudice ha recentemente deciso a favore di Thomson Reuters in un caso contro Ross Intelligence, stabilendo che il materiale di Westlaw, di proprietà di Reuters, è protetto da copyright.