L’azienda cinese DeepSeek ha scatenato un acceso dibattito nel settore tecnologico dopo il lancio del suo modello di intelligenza artificiale open source, R1. Presentato come una soluzione altamente efficiente e a basso costo, R1 sta già superando benchmark precedentemente dominati da aziende occidentali come OpenAI.
Ciò che rende questa innovazione particolarmente sorprendente è il costo dichiarato per l’addestramento del modello, appena 5,6 milioni di dollari, una cifra drasticamente inferiore rispetto ai budget di centinaia di milioni di dollari delle big tech americane. Inoltre, DeepSeek è riuscita a raggiungere questo traguardo nonostante le restrizioni statunitensi che limitano l’accesso ai chip avanzati per le aziende cinesi.
Secondo alcuni esperti, queste limitazioni hanno spinto DeepSeek a sviluppare strategie più efficienti, mettendo in discussione l’efficacia delle sanzioni statunitensi. Tuttavia, le critiche non mancano. Neal Khosla, CEO di Curai, ha definito la società una possibile “psicooperazione statale” del governo cinese, sostenendo che i bassi costi dichiarati potrebbero essere una strategia per destabilizzare il mercato americano.
Le opinioni nel settore sono divise. Yann LeCun, Chief AI Scientist di Meta, ha elogiato l’approccio open source di DeepSeek, sostenendo che il successo dell’azienda rappresenta una vittoria per la comunità globale dell’intelligenza artificiale. Al contrario, altri, come il giornalista Holger Zschaepitz, ritengono che DeepSeek possa minacciare la leadership tecnologica degli Stati Uniti.
Nel frattempo, i consumatori sembrano premiare DeepSeek: la sua app AI ha già raggiunto il primo posto tra le app gratuite dell’Apple Store, superando ChatGPT. Una chiara indicazione di come il pubblico stia abbracciando questa nuova rivoluzione.