Durante un evento organizzato da Coeus Collective presso la Pace University di New York, Siya Raj Purohit, membro del team di OpenAI dedicato all’istruzione, ha delineato una visione innovativa per il futuro dell’e-learning: l’uso di chatbot personalizzati, definiti “GPT”, integrati nei programmi di studio online.
Secondo Purohit, gli educatori potrebbero creare chatbot capaci di interagire con gli studenti per tutta la vita, utilizzando un approccio dinamico che unisce tecnologia avanzata e pedagogia. Alcuni professori hanno già sperimentato questa possibilità, caricando interi semestri di contenuti per sviluppare assistenti virtuali dedicati ai propri studenti. Questi strumenti, ha sottolineato Purohit, consentono un’interazione approfondita con la conoscenza, promuovendo un apprendimento più personalizzato e accessibile.
OpenAI, che considera l’educazione un settore strategico, ha intensificato i propri sforzi in questa direzione con l’assunzione di Leah Belsky, ex responsabile di Coursera, e il lancio di ChatGPT Edu, una versione del chatbot pensata per le università. Tuttavia, il cammino verso una diffusione capillare è ostacolato da un certo scetticismo: secondo un sondaggio del Pew Research Center, un quarto degli insegnanti pubblici K-12 ritiene che l’intelligenza artificiale possa arrecare più danni che benefici.
Malgrado queste perplessità, il potenziale del mercato rimane enorme: secondo Allied Market Research, il valore dell’IA applicata all’istruzione potrebbe superare gli 88 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. OpenAI si sta quindi muovendo per rispondere a questa domanda, lavorando su modelli sempre più precisi e affidabili.
L’obiettivo, conclude Purohit, è chiaro: trasformare la tecnologia in uno strumento pratico ed efficace per migliorare l’apprendimento e l’insegnamento, rendendo l’educazione più inclusiva e innovativa.