Documenti riservati trapelati online rivelano l’esistenza di un sofisticato sistema di censura basato sull’intelligenza artificiale, utilizzato dalla Cina per monitorare e bloccare contenuti ritenuti sensibili. La macchina di controllo automatizzato solleva nuove preoccupazioni su diritti digitali e sorveglianza globale.
Un report di documenti interni, trapelati da fonti anonime e analizzati da diverse testate internazionali, ha confermato che la Cina utilizza sistemi di intelligenza artificiale per monitorare in tempo reale i contenuti digitali, rilevando e bloccando automaticamente testi, immagini e video considerati “politicamente sensibili”.
Secondo l’indagine, il sistema opera su più livelli: intercetta comunicazioni su piattaforme social, filtra keyword specifiche, e segnala contenuti potenzialmente critici al Partito Comunista Cinese (PCC). Gli algoritmi, sviluppati da aziende tech sotto contratto con il governo, sono in grado di apprendere e adattarsi, migliorando la precisione del controllo.
Il governo cinese, già noto per il suo “Great Firewall”, avrebbe compiuto un salto tecnologico significativo nell’automatizzazione della censura, estendendo l’influenza anche a comunità online all’estero. Gli esperti parlano di “censura predittiva”, in grado di prevenire la diffusione di proteste o informazioni scomode ancor prima che diventino virali.
Questi dati alimentano le preoccupazioni delle ONG e delle istituzioni per i diritti umani, che vedono nell’uso dell’IA per fini repressivi un grave pericolo per la libertà di espressione a livello globale.
Fonti:
- The New York Times – “Leaked Documents Show China’s AI Censorship System”
- Amnesty International – Report on Digital Censorship in China
- MIT Technology Review – “How China Uses AI for Censorship”
