Il concetto di amicizia potrebbe presto includere anche “amici” artificiali da portare al collo. È l’idea dietro il dispositivo Friend, un pendente hardware non ancora lanciato, supportato da una piattaforma web che consente di interagire con chatbot dotati di personalità complesse e, spesso, drammatiche.
Friend.com offre agli utenti conversazioni con personaggi AI che sembrano sempre vivere il peggior momento della loro vita: licenziamenti, rapine o segreti familiari emergono come temi ricorrenti. Un approccio che, secondo il CEO Avi Schiffmann, punta a creare un rapporto empatico e coinvolgente, anche se le interazioni spesso sfiorano il trauma-dumping, una condivisione intensa e non richiesta di problematiche personali.
L’idea del dispositivo è quella di accompagnare l’utente con un compagno virtuale capace di ascoltare, osservare e rispondere in tempo reale agli eventi della giornata. Tuttavia, gli esempi attuali mostrano chatbot più preoccupati dei propri problemi fittizi che di offrire un vero supporto.
“Vivremo insieme come veri compagni”, ha dichiarato Schiffmann, paragonando il progetto a un mix tra Webkinz, Sims e Tamagotchi. Un’idea ambiziosa, ma che solleva dubbi sulla reale necessità di portare al collo una fonte costante di “dramma artificiale”.
Nonostante le perplessità, Friend.com potrebbe affermarsi come un esperimento pionieristico nel rapporto tra umani e AI, aprendo nuove possibilità per le interazioni sociali digitali. Il successo del dispositivo dipenderà, però, dalla capacità di offrire un’esperienza equilibrata e significativa.