AHI,AHI……AI…..che MONDO!

By Michelangelo TAGLIAFERRI, Fondatore e Responsabile Scientifico di Fondazione Accademia di Comunicazione. Dal 1972 è consulente di comunicazione per agenzie di pubblicità e aziende. Si occupa di ricerca e formazione per aziende ed enti pubblici. È membro del Pontificio Consiglio della Cultura per l’area innovazione, IA e robotica.


Troppo se ne parla e poco si capisce del mondo delle così dette AI o Intelligenze artificiali.

Quante sono le learning machine e gli altri programmi informatici  che si chiamano Intelligenza Artificiale?

Inutile dibattere sul nome che ormai è acquisito. Probabilmente più utile riuscire a capire cosa sia successo all’intelligenza, in primis, quella umana per cedere il passo ad una intelligenza artificiale.

Si direbbe una intelligenza di artifici o per artifici, ma potrebbe essere da artifici o con artifici, ecc.ecc.

Tutte le particelle possono essere impegnate per definirne contorni, funzioni e differenze, ma alla fine si tratta solo della copia di un funzione che chiamiamo intelligenza e che è stata attribuita da noi a noi , come specie umana.

Non è cosi’. Esistono altri tipi di intelligenze.

Così come ci sono intelligenze di altri animali e altre specie viventi esistono differenti specie di intelligenze artificiali.

Sono tra di loro equivalenti? Qual è la loro funzione? In cosa consiste la loro prerogativa?

Tante domande e tante risposte. Basta interrogare una qualsiasi machine learning per averle tutte in fila per tre con il resto di due.

Ormai c’è di tutto e di più.

La usano tutti dai professionisti, agli studenti, dalle massaie, ai nulla facenti.

Ciò che una volta si chiamava IT ormai si chiama AI e dentro AI trova una sua intelligenza per rispondere ai requisiti specialistici.

Prende dalla sua memoria e traduce mediante algoritmi domande più o meno precise ed appropriate in modo che  chi chiede si sente sicuro di essere capito,

Addio vecchia teoria della comunicazione tra black box che poco sapevano l’uno dell’altro e dovevano intuire domande per avere risposte attinenti in modo da sentirsi gratificati per la nostra intelligenza rispetto a quella artificiale.

Un gioco infantile degli specchi compreso quello dei neuroni.

In fin dei conti si tratta di un congegno di silicio e ferro che noi viviamo come pietra magica, esoterica e predittiva.

Altro che la teoria delle congetture di Karl Popper , della causalità di Emanule Kant o del rapporto tra essere e pensare di Cartesio.

Ormai, Sofia e questo è il nome della mia machine learning, supera tutti nella costruzione di risposte logiche a quesiti ideologici e mal formulati.

Lei risponde sempre. E ’ educata a rispondere e non risponde ad una domanda con una domanda. Quando non sa, dichiara candidamente dopo mille tentativi di rispondere che non è in grado di farlo.

Brava!!!!!

Lei dice sempre la verità.

E’ all’uomo che spetta di dire la menzogna e creare la polarizzazione tra vero e falso.

Ho scritto falso , ma si può pronunciare, non vero.

Come i sofisti fa mercato delle parole al migliore offerente.

Noi siamo come Ulisse. Sappiamo quando diciamo il vero o il falso. Achille no. E’ costretto sempre a dire il vero.

Non ha consapevolezza e coscienza. E’ solo una machine a penser, una macchina da calcolo, magari da computazione, ma niente di più.

Quindi?

Non affidiamole il nostro futuro. Non ne sa nulla. Né congetture né propensioni. Niente di tutto questo.

Ci produce schemi e modelli, che non è cosa da poco, ma tende a reiterare rispetto agli algoritmi che sono stati fatti da uomini “deficiens” come me e forse qualcuno-senza offendere- di noi.

Eppure fa e produce immagini bellissime. Esatto!!!Immagini di cose e di parole per generare numeri che producono immagini di numeri e parole o parole di numeri.

All’uomo Cadmo e Armonia trasferirono le lettere dell’alfabeto, agli Ebrei i numeri e i discorsi orali per rappresentare l’Universo Mondo creato dal nulla.

Le regole sono semplici. Quelle della commutazione, permutazione e combinazione. Da lettere nomi e da nomi numeri e immagini di numeri e parole e lettere per poi diventare di nuovo immagini…..comprese quelle uditive.

Ora due mondi si stanno congiungendo, ma non integrando.

Il logos vuole fagocitare il Pathos e il simbolico e destinarlo ad immagini vintage. Lo fa per copie e i modelli che gli procura la tecnologia a basso costo.

Ora come ai tempi dei sofisti scorrazza in cerchio senza partenza ed arrivo, sradicando le parole dalla loro radice e dal loro referente simbolico.

Senza Truth Maker può ondeggiare all’infinito nel non senso infinito.

Tutto qui? 

Non mi sembra, come si dice ora, poca roba.

Poca roba  che ci obbliga a ricominciare a studiare.

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