OpenAI continua la sua espansione, raggiungendo la cifra record di 400 milioni di utenti settimanali. Tuttavia, la crescita dell’azienda co-fondata da Sam Altman non è priva di ostacoli. Negli ultimi anni, diverse figure chiave hanno lasciato il progetto, sostituite da dirigenti con un approccio più orientato al business. Questa trasformazione potrebbe rafforzare la strategia commerciale della società, ma solleva interrogativi sulla visione di lungo termine.
Sul fronte finanziario, le previsioni indicano perdite cumulate di 44 miliardi di dollari prima di una possibile redditività nel 2029. Gli investimenti necessari per mantenere l’avanzata tecnologica sono stimati in oltre 200 miliardi di dollari entro la fine del decennio. Nonostante il supporto di colossi come Microsoft, il modello economico di OpenAI resta sotto scrutinio, soprattutto di fronte alla concorrenza di soluzioni open source sempre più avanzate.
Secondo gli esperti, il futuro di OpenAI potrebbe seguire due percorsi distinti. Alcuni vedono nell’azienda una nuova Google, destinata a dominare il settore grazie agli ingenti investimenti in ricerca e infrastrutture. Altri, invece, mettono in guardia sui limiti di un sistema chiuso, privo di un ecosistema di distribuzione paragonabile a quello di Microsoft o Meta.
Per le aziende, la sfida è scegliere la giusta strategia di adozione dell’AI. Affidarsi esclusivamente a OpenAI potrebbe essere rischioso, mentre un approccio flessibile, combinando soluzioni proprietarie e open source, appare sempre più una scelta prudente per il lungo periodo.